PTSD

Handout video grab showing car ferry Norman Atlantic burning in waters off GreeceDISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO: al di là delle possibili lesioni apprezzabili in diverse misure sulla generalità dei passeggeri a bordo della Norman Atlantic come evolvere di una patologia fisica, riscontrabile in termini di ipotermia – lesioni – fratture, congelamento o intossicazione da fumo, per una parte dei passeggeri, PER QUANTO ALLE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE è indubbia la raffigurazione, per coloro che si trovavano a bordo della nave durante le fasi più intense dell’incendio e del naufragio,  l’evolvere del cd. Post-Traumatic Stress Disorder (PTSD), che in psichiatria e psicologia è l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono alla partecipazione ed esposizione del soggetto ad un evento traumatico, catastrofico o violento.  Per la qualità della esperienza drammaticamente vissuta (permanenza anche per 72 ore in condizioni psicofisiche durissime, terrore per la presenza dell’incendio, paura per se e per i propri cari di morire, visione di scene di panico e morte di passeggeri etc. etc.) possiamo sin da subito ipotizzare che una quasi totalità di essi riporterà delle conseguenze permanenti sul loro stile di vita, sulla capacità di affrontare alcune situazioni che possano rievocare quei momenti, turbe notturne, alterazioni emotive e tutta quella serie di ulteriori sintomi che in letteratura medica sono stati catalogati appunto come DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO o DPTS.

La diagnosi di PTSD necessita che i sintomi siano conseguenza di un evento critico, con una variabilità d’incidenza dovuta al tipo di evento, al significato soggettivo che esso assume, ed al diverso equilibrio dei fattori psicosociali di tipo protettivo o di rischio. Questo disturbo rappresenta dunque la possibile risposta di un soggetto ad un evento critico abnorme; Il PTSD può prodursi a partire da poche settimane dall’evento (anche se sintomatologie similari, definite di ASD/DAS – disturbo acuto da stress, possono prodursi anche dalle prime ore post-evento), e perdurare per molto tempo fino a divenire cronico; in altri casi, il disturbo si manifesta ad una certa distanza di tempo dall’evento, anche dopo diversi mesi (PTSD tipo “Delayed Onset”).

I principali disturbi, accusati dalla maggior parte dei pazienti, sono riassunti dalla cosiddetta “triade sintomatologica“, per come definita dalla classificazione del DSM-IV: intrusioni, evitamento, hyperarousal. In particolare, si possono riscontrare tra gli altri sintomi:

  • Flashback: un vissuto intrusivo dell’evento che si propone alla coscienza, “ripetendone” il ricordo.
  • Numbing: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione.
  • Evitamento: la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all’esperienza traumatica (anche simbolicamente).
  • Incubi: che possono far rivivere l’esperienza traumatica durante il sonno, in maniera molto vivida.
  • Hyperarousal: caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.

 In alcuni casi, la persona colpita cerca “sollievo” (spesso peggiorando la situazione) con abusi di alcool, droga, farmaci e psicofarmaci; spesso, sono compresenti anche forme medio-gravi di depressione e/o ansia generalizzata. In alcuni casi si vengono a produrre delle significative tensioni familiari, che possono mettere in difficoltà i parenti della persona con PTSD

PER QUANTO AI POSSIBILI SUGGERIMENTI E PERCORSI TERAPEUTICI

  1. Tra le vittime di traumi, NON vi sono interventi preventivi di DIMOSTRATA (sottolineando: scientificamente dimostrata: le chiacchere di pseudo-esperti che vanno in televisione sono appunto chiacchere da bar!) efficacia per prevenire il DPTS tra le vittime di traumi: allego una bibliografia tratta da Pubmed (la banca-dati internazionalmente usata) relativa ai principali lavori pubblicati negli ultimi 10 anni. Interventi del tipo ‘debriefing’ (far parlare dell’evento di solito in sedute di gruppo le vittime) non solo NON solo raccomandati, ma sono CONTROINDICATI, ossia AUMENTANO il rischio di soffrire di sequele psicologiche.
  2. Occorre quindi assumere un atteggiamento di ‘vigile attesa’, il che significa dare suggerimenti di tipo generale alle vittime: la maggior parte avranno una remissione spontanea, come è universalmente dimostrato dal fatto che solo una minoranza di vittime di eventi traumatici soffrono di Disturbo Acuto da Stress (DAS) o di PTSD. La principale differenza tra i  due è che il DAS insorge entro 4 settimane dall’evento, e NON dura più di 4 settimane: se invece insorge dopo, e/o dura più di 4 settimane, allora si parla di DPTS. I suggerimenti generali da dare sono splendidamente riassunti nelle brochures che allego, prodotte dal Centro Australiano sul PTSD: si tratta del migliore, più rigoroso e più comprensivo set di strumenti informativi e di linee-guida per le vittime di eventi traumatici, datato 2013. Tra le misure da suggerire, ricordo l’attività fisica strutturata (il che significa di frequenza almeno trisettimanale e di durata di almeno 60 minuti), per la quale vi sono evidenze crescenti di moderata efficacia nel favorire la remissione dei sintomi in vittime con DAS.
  3. Per quanto riguarda i trattamenti da attuare nella minoranza di persone che sviluppano DAS o PTSD gli studi condotti sino ad ora dimostrano che gli interventi non-farmacologici di dimostrata (ed ampia) efficacia sono due: (i) la terapia cognitivo-comportamentale ‘focalizzata sul trauma’ (TF-CBT) e (ii)  lo ‘Eye Movement Desensitisation and Reprocessing’ (EMDR), tecnica molto ben standardizzata e di grande efficacia. Esiste una associazione italiana di terapisti di EMDR con un sito web http://emdr.it/ su cui si possono trovare i nominativi di professionisti nelle varie province, mentre per la CBT vi sono varie associazioni professionali con cui – se lo desiderate – possiamo mettervi in contatto, con i principali psicoterapeuti di questo settore.
  4. Dal punto di vista farmacologico il trattamento raccomandato – da riservare ai casi con ACCERTATO PTSD – è quello con farmaci SSRI, tra cui i più noti sono paroxetina e sertralina. Altri farmaci sono da evitare.

Il nostro consulente, Prof. Giuseppe De Girolamo, massimo esperto nazionale nel disturbo post traumatico da stress e già ns. consulente nel caso Concordia per circa cento passeggeri, è a vs. disposizione per uno screening e analisi della vs. situazione, anche al fine di predisporre la necessaria consulenza e relazione medico-legale

RIPORTIAMO ALCUNI COMPENDI PER AIUTARE LE PERSONA AD AFFRONTARE IL PROBLEMA DEL DPTS

Guidelines Parents_Guide 2013

Helping_yourself-1

Helping_children

Helping_others